Mostra Texture

8 – 28 gennaio 2017, Cripta di San Michele Arcangelo Via Giolitti 44 Torino

UT PICTURA POESIS

Il titolo dato dall’autore all’esposizione TEXTURE deriva dal termine Textura (dal latino tessuto, tessitura o disposizione delle parti) ed è evocativo del percorso sotteso che, non solo lega in uno strutturato intreccio ogni sua opera ma, altresì, ne determina lo svolgimento.
Ogni lavoro esposto, sia esso un dipinto, sia studio grafico propedeutico alla realizzazione di elaborati tessuti jacquard o un’acquaforte , racconta del suo personale cammino artistico.
I soggetti prevalenti (i fiori orientali, le nature morte, i paesaggi, gli arabeschi vegetali), originati dall’osservazione del vero non sono però pedissequa descrizione del naturale, sono invece composta ricerca della loro intima essenza, sono riflessione ponderata.
Se ci affidiamo ad una lettura diacronica delle opere di Stefano Fontana, troveremo che esse procedono da quelle più descrittive verso una formulazione via via più astratta del soggetto, espressa nei più recenti lavori.
Il linguaggio espressivo all’origine di ogni sua opera, si fonda sulle solide basi della grammatica pittorica: il disegno. Ed è proprio al progetto grafico a cui Fontana affida la struttura portante della sua ricerca, con un segno limpido e virtuoso, mai impulsivo, da cui non si allontana neppure nelle opere scopertamente meno architettate.
Il disegno, come affermava Plinio il Vecchio, è “pittura lineare”.
Nei secoli più antichi, esso non poteva considerarsi vera e propria categoria espressiva scelta dall’artista come peculiare linguaggio, ma sola qualità tecnica. Tale specificità, andò mutando a partire dal tardo Trecento, quando grazie alla cultura umanistica si affermò una trasformazione radicale che condusse all’assunzione di significato del progetto grafico, come origine e fondamento di ogni manifestazione figurativa e guida imprescindibile nella formazione e creazione degli artisti.
L’indissolubile intreccio che lega così le scelte tecniche agli scopi rappresentativi, è sempre stato chiaro agli artisti ed è vieppiù evidente in quelli che potremmo definire i risvolti artigianali del loro procedere.
Di fatto anche per Fontana la sua espressività discende da una pratica che non si improvvisa, il mestiere che lega artista e artigiano, nel significato non discendente ma paritetico di ideatore–realizzatore, in perenne sfida tra linguaggio espressivo e tecnica.
L’unità nella elaborazione artistica e artigianale, trova così illustri precursori, non genericamente nella storia delle arti, ma nell’intreccio che fonde ricerca artistica e produzione seriale, evidente nella progettazione e realizzazione dei tessuti Jacquard, perfettamente conformi alle teorie dell’Arts and Craft di William Morris.
Il repertorio di manufatti dell’industria tessile del design, qui esibiti, sono concepiti e realizzati come opere d’arte; esempi artisticamente indipendenti rispetto alla loro funzione d’uso.
La trama e l’ordito costruiscono immagini riconoscibili ma, i delicati rapporti chiaroscurali ottenuti dal rilievo del tessuto, sono per l’autore ricerca cromatica che sfida la rigidità meccanica del procedimento.
L’elaborazione creativa porta alla realizzazione di stoffe, in cui il motivo ornamentale e i materiali sono in serrato dialogo. Tale peculiarità non si esaurisce però con il passaggio dal modello derivato dal naturale, elaborato in grafico vettoriale per essere tessuto, ma torna ad essere apparenza dipinta, in opere che tendono al superamento della forma verso l’astrazione.
Le immagini ingrandite, abbandonando la riconoscibilità immediata del soggetto ne mantengono però una traccia che, muta in forma astratta, in attenta relazione tra idea e misurato gesto, tra segno e cromia.
Il passaggio dalla rappresentazione alla non oggettività è quindi solo variazione di una stessa ricerca, volta ad indagare le origini del reale. Investigata da Stefano Fontana attraverso un percorso in divenire; un armonico linguaggio figurato che, gli antichi teorici avrebbero definito Ut Pictura Poesis.

Testo critico a cura di Laura De Fanti

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